È tipico vedere, spesso all’ingresso dei santuari shintoisti, dei barili di sakè giapponese. Questi prendono il nome di sakadaru (酒樽). Di solito i taru (樽) e gli oke (桶) sono i recipienti usati per i liquidi come il sakè giapponese, ma solo i primi hanno un coperchio. 

In particolare i taru sono realizzati con tavole di cedro giapponese, assemblati in forma cilindrica e legati da cerchi di bambù intrecciato (chiamati taga (輪)). Questa forma prende il nome di yui-daru (縛樽). 

La dimensione di questi barili è di solito di 18, 36 e 72 litri. L’unità di misura usata è il to (斗) che corrisponde a 18 litri. Per questo i barili di 18, 36 e 72 litri si chiamano rispettivamente 一斗, 二斗 e 四斗 (1*18 litri, 2*18 litri e 4*18 litri). Questo anche perché 一, 二 e 四 sono proprio i numeri 1, 2 e 4.  

Il barile da 72 litri viene chiamato anche oo-daru (大樽), ma esistono anche barili più piccoli come quello da 1,8 litri. 

I daru possono avere varie forme come: sashi-daru (指樽), hira-daru (遍樽), yanagi-daru (柳樽) e tsuno-daru (角樽), ma queste vengono usate solo per occasioni speciali. 

Le varie parti del taru sono il kagami (鏡): la tavola che compone il coperchio. Questo ha un foro per riempire il sakè giapponese e il  suo tappo di legno è chiamato tenboshi (天 星). Colpendo il coperchio durante il riempimento, è possibile dire quanto sakè c’è dentro, inoltre così facendo si possono eliminare le bolle all’interno. Il mazzuolo di legno utilizzato infine per chiudere il foro colpendo il tappo del tenboshi è chiamato banjo.