I furoshiki sono dei quadrati di stoffa colorati e decorati utilizzati in Giappone, sin dall’antichità, per trasportare vari oggetti. Le origini di questi particolari contenitori sono molto antiche e risalgono, addirittura, al periodo Edo. Inizialmente venivano usati dalle persone per il trasporto dei vestiti in occasione della visita ai bagni pubblici. Con il passare del tempo il loro impiego si è diversificato e ampliato. Oggi fanno parte di quella cultura tradizionalista giapponese che è sempre bello e interessante conoscere quando si ha intenzione di Viaggiare in Giappone.

Furoshiki giapponese: ecco cos’è esattamente

Abbiamo capito molto bene, ormai, che il Giappone, oltre a essere una terra dai paesaggi incantati, dalla tecnologia super avanzata e dalla cultura affascinante, vanta anche tantissime particolarità, uniche al mondo, che la rendono eccezionale. Dai conbini aperti h24 ai Neko Cafè più famosi al mondo, fino ad arrivare alle capsule hotel, il Giappone trova sempre il modo di stupire e incuriosire. E lo fa anche e soprattutto, con oggetti e abitudini molto ordinarie.

I furoshiki ne sono un esempio lampante. Infatti si tratta di semplicissimi pezzi di stoffa colorati che, nel corso del tempo, i Giapponesi hanno saputo trasformare in qualcosa di veramente entusiasmante. Anche se all’apparenza si potrebbe credere che un semplice pezzo di stoffa quadrata non sia niente di fantastico, il Giappone è riuscito a trasformarlo in qualcosa di unico grazie alla “tecnica di piegatura”. È questa infatti che fa la differenza, visto che il furoshiki può essere piegato e annodato in tantissimi modi diversi. Una pratica che consente, a un semplice pezzetto di stoffa, di adattarsi al meglio, al trasporto di qualunque oggetto.

Furoshiki: origini e storia

I Furoshiki sono nati nel VII secolo, durante il periodo Edo. All’inizio venivano utilizzati per due scopi principali: le persone che frequentavano i bagni pubblici vi trasportavano i vestiti e veniva impiegati anche come una specie di piccolo tappeto sopra il quale potersi cambiare.

Furoshiki

Con il passare del tempo cambiarono modi ed esigenze e le persone iniziarono a usarli anche per altri scopi. I primi furono i librai che utilizzavano i furoshiki per avvolgere e trasportare i libri. Vennero impiegati, ben presto, anche per confezionare regali e doni e legarono strettamente la loro storia al mondo dei commercianti. Inoltre moltissime persone tenevano uno o più furoshiki sotto il futon carichi di oggetti di prima necessità, per essere sempre pronti a scappare in caso di emergenza.

Furoshiki: le varie tipologie

In commercio, oggi, si possono trovare e acquistare molteplici furoshiki, in cotone, seta, garza e tessuti sintetici. Si contraddistinguono nei colori e nelle fantasie. I tradizionali sono quelli che riportano stampe tipicamente orientali.

Per quanto riguarda le dimensioni, non ne esistono di standard. In commercio se ne trovano di ogni tipologia, ma le misure, forse, più diffuse, sono quadrati di 45 cm. Ce ne sono alcuni piccolissimi e altri che superano, addirittura, il metro, usati come coperte o appesi alle pareti come tele.

Furoshiki istruzioni per piegarli

Esistono diverse tecniche per piegare un furoshiki. Le pieghe danno vita a confezioni molto belle e originali e ciascuna prende un nome diverso: Otsukai Tsutsumi, Yotsu Musubi, Katakake Fukoro, Suika Tsutsumi, Kousa Tsutsumi, Kakushi Tsutsumi, Ippon Bin Tsutsumi ecc… Si può affermare che esistono tante pieghe diverse, quanti oggetti da avvolgere.

Ancora oggi è un oggetto molto attuale, tornato particolarmente in auge grazie alle tematiche di tutela e rispetto dell’ambiente. A tutti gli effetti è una sorta di “eco bag”, tanto che, nel 2006, Ministro dell’Ambiente giapponese Yuriko Koike ne ha sostenuto l’impiego al posto dei sacchetti di plastica. Un’ottica ecologista che ha riscosso non poca popolarità e ha avuto un grandissimo seguito in Giappone. Il Ministro non si limitò a promuovere l’impiego della stoffa, ma creò anche una versione di furoshiki a base di bottiglie di plastica, sottolineando come e quanto questo materiale potesse essere importante e riciclabile.