Il Giappone che non ti aspetti… Recentemente il distretto di Edogawa, a Tokyo che ha una popolazione di 700.000 abitanti ha condotto la prima indagine su larga scala che ha interessato circa 250.000 persone di età pari o superiore ai 15 anni. L’inchiesta ha avuto come scopo quello di comprendere meglio il fenomeno degl’hikikomori, o meglio delle persone che per più di sei mesi rimangono chiuse in casa, non vanno al lavoro, a scuola, ecc. e interagiscono raramente con persone diverse dai familiari.

I risultati hanno mostrato che 7.919 persone sono state classificate come hikikomori e, di questi 1.113 bambini di età inferiore ai 14 anni non frequentano la scuola.

I primi dati del sondaggio sugli hikikomori

Il sondaggio sugli hikikomori ha anche rilevato che delle 7.919 persone classificate come hikikomori, 1196 avevano 40 anni (17,1%), seguite da 1155 cinquantenni (16,6%), 968 trentenni (13,9%), 813 ventenni (11,7%) e così via.

Altro dato ottenuto è stato quello di evidenziare che 3.684 erano donne quindi il 51,4%, e 3.461 uomini e quindi il 48,3%.

La media della durata permanenza in casa è stata tra uno e tre anni (28,7%), seguita da più di 10 anni (25,7%).

Alla domanda su cosa cercano gli hikikomori le risposte date dal sondaggio hikikomori sono state:

  • Il 21% vorrebbe aiuto per la ricerca del lavoro, introduzione a lavori part-time e luoghi di lavoro;
  • Il 18% chiedo aiuto per un posto di lavoro dove poter lavorare anche per brevi periodi;
  • Il 16% vorrebbe un aiuto o una consultazione da parte un istituto specializzato per la salute fisica e mentale;
  • Infine, il 15% chiede semplicemente di “fare amicizia e avere compagnia“.

Il resto degli intervistati, o meglio il 32% degli intervistati ha dichiarato di “non aver bisogno di nulla e di stare bene così com’è“.

Però secondo il sindaco della città però il numero di hikikomori è molto più alto.

I frutti del sondaggio

Quello che preoccupa e che tristemente nelle aree urbane queste persone tendono a essere ancora di più emarginate in quanto nessuno si prende cura di loro o perché non si conosce proprio la loro situazione o perché i ritmi delle città ne impediscono la visita.

Uno dei primi frutti del sondaggio sugli hikikomori è stato quello di evidenziare che sicuramente serve personale specializzato che sappia mantenere una connessione con queste persone e che si occupi dei loro problemi. 

Un sondaggio, che seppur triste, fa riflettere su un lato e aspetto del Giappone, insieme a quello dell’hijime, di cui raramente si parla.