La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai è una delle sue opere più emblematiche che rispecchia la crescita dell’artista noto per altre stupende xilografie.

Questa opera evidenzia come il percorso umano e culturale dell’artista abbia influito nella sua arte ed in particolare in questa stupenda opera.

Il contesto storico

Nel 1639 il Giappone chiuse i suoi confini agli stranieri e alla diffusione della cultura straniera ed occidentale. Chiunque avesse violato questo principio sarebbe stato punito con la pena di morte. Il Giappone rimase così per 200 anni. In questo periodo il Giappone sviluppò il suo stile artistico, cultura e sociale.

Nel 1830 Hokusai disegnò la Grande onda di Kanagawa. Quadro che a prima vista sembra un classico scenario del Giappone ma con uno sguardo ravvicinato rappresenta uno dei quadri più belli prodotti nel paese del Sol Levante. L’immagine, infatti, riproduce una grande onda, tre navi di pescatori e in distanza il monte Fuji. Diversi critici hanno sottolineato che quest’immagine non è altro che una metafora di un Giappone che deve fronteggiare un futuro incerto.

I mercanti in questo periodo cercavano anche il piacere conosciuto col nome di “ukiyo” o meglio “mondo fluttuante”. Cultura che si sviluppò nel distretto a luci rosse di Edo, l’attuale città di Tokyo. In questo contesto ebbero vita le “ukiyo-e” (浮世絵) o “immagini del mondo fluttuante” che erano stampate tutte a mano.

Della Grande onda di Kanagawa possiamo pensare che ce ne siano state circa ottomila copie. Anche altre opere del periodo raggiunsero questa tiratura.

Questo permise una diffusione dell’arte non solo per le classi più ricche ma anche per quelle dello stato sociale più basso.

Edo-Hokusai
Un’opera di Hokusai

L’artista della Grande onda di Kanagawa: Katsushika Hokusai

Hokusai nato nel 1760 divenne subito famoso sin da quanto era un adolescente per i suoi quadri di attori kabuki e di immagini della vita quotidiana giapponese. Decise quindi di dedicarsi soprattutto alle immagini di paesaggi. La sua vita personale fu segnata da eventi tristi come la morte della moglie e dei suoi due figli. A questo si aggiunse che lui stesso fu colpito da un fulmine quando aveva circa 50 anni. Questo gli portò diverse difficoltà, tra cui quella di dover rimparare a disegnare.

All’età di 60 anni vide questo il raggiungimento di questa età come un traguardo, una sorta di rinascita tant’è che lui stesso diceva: “quello che ho fatto prima dei miei sessant’anni è meglio non considerarlo”.

All’età di 70 anni decise, infatti, di iniziare il suo progetto più ambizioso le trentasei vedute del monte Fuji (富嶽三十六景). Il monte Fuji era sacro, così come lo è tutt’ora, e a quel tempo aveva circa 800 santuari a lui dedicati. Anche per Hokusai il monte Fuji era una sorta di ossessione. Non a caso il monte Fuji nella cultura giapponese è considerato come uno portafortuna.

Le trentasei vedute del monte Fuji ritraggono il monte da diversi punti di vista: dalle foreste, spiagge o da scorci cittadini.

Hokusai fu il primo artista di ukiyo-e ad usare paesaggi e a rappresentare immagini del popolo che lavorava e non solo celebrità. Le trentasei vedute del monte Fuji furono acquistate soprattutto da colori che facevano pellegrinaggi al monte e che cercavano dei souvenir.

Monte Fuji - Hokusai
La grande onda di Kanagawa – il monte Fuji

Il colore della Grande onda di Kanagawa: il blu prussiano

Il blu prussiano è il colore della Grande onda di Kanagawa.

Nel 1829 il blu prussiano divenne accessibile ad un costo economico e permise un nuovo modo di colorare le immagini ukiyo-e. Non a caso Hokusai dipinse cinque immagini solamente con questo colore e il nero. Queste presero il nome di aizuri-e (藍摺絵). Questo blu a differenza degli altri era più vivido e non sbiadiva. Rendeva le immagini anche più esotiche soprattutto quando si usavano diverse saturazioni del colore. Hokusai usò questo colore per indicare le albe o i tramonti.

Altro fattore che influenzò in questo periodo Hokusai furono le immagini olandesi pervenute grazie alla loro presenza soprattutto a Nagasaki dovuta ai loro commerci. Gli occidentali usano molto di più la prospettiva rispetto a quanto facessero gli artisti giapponesi. Diversi artisti iniziarono ad usare questa prospettiva e queste immagini presero il nome di uki-e.

Nelle trentasei immagini ed in particolare nella Grande onda di Kanagawa, Hokusai sintetizzò quanto imparato dalla prospettiva, uso del colore e quant’altro.

La grande onda di Kanagawa: analisi dell’opera

La Grande onda di Kanagawa è una sintesi di arte giapponese ed europea.

Le dimensioni del quadro non sono grandissime. Parliamo di un’immagine di dimensioni di 25 centimetri di altezza e di 37 centimetri di larghezza. La prospettiva usata nella Grande onda di Kanagawa offre un perfetto equilibro tra il movimento dell’onda che occupa i due terzi dell’immagine e il resto della xilografia.

Grande onda di Kanagawa
La Grande onda di Kanagawa – dettaglio dell’onda

L’immagine riprende una mattina ed in particolare un’alba e il punto di visuale è dalla baia di Kanagawa. L’immagine rappresenta anche tre barche di pescatori che erano di solite usato per trasportare il pesce nel mercato di Edo.

L’onda ha degli stupendi artigli che sono il motivo che evidenziano la paura dei pescatori nelle barche. Altre onde fatte in precedenza non avevano tutti questi artigli ed erano molto più statistiche. In questa immagine l’onda è molto dinamica e rappresenta una vera e propria forza della natura.

Nella Grande onda di Kanagawa la firma di Hokusai si trova sulla sinistra con la scritta: “Dal pennello di Hokusai che ha cambiato il suo nome in Litsu”. L’artista cambiò il suo nome circa trenta volte cosa alquanto comune per tutti gli artisti dell’epoca.

L’imprevedibilità del mare di Hokusai evidenzia anche il futuro incerto del Giappone. Questo contrasta la staticità del monte Fuji che è la parte solida e inamovibile del Giappone. Non a caso in questo periodo il Giappone era quasi al termine dello shogunato e del suo isolazionismo.

Firma Hokusai
La firma di Hokusai nella Grande onda di Kanagawa

La tecnica usata

Per fare un quadro del genere servivano: un editore, un artista, un intagliatore di legno e un tipografo.

La tecnica usata era quella consueta di attaccare ad un pezzo di legno l’immagine di carta con la colla. Questa tramite uno strumento veniva pressata sul legno in maniera uniforme senza lasciare bolle o increspature di alcun genere.

Veniva poi tolta la carta e rimanevano solo le linee del disegno che venivano intagliate.

Solo i migliori intagliatori lavorano per Hokusai.

Il legno usato era il ciliegio che permetteva anche migliaia di stampe. Le prime stampe erano naturalmente più nitide delle altre così come i dettagli nelle zone più pressate diventavano meno evidenti nelle ultime stampe. Nel processo di stampa ogni colore veniva impresso sulla carta singolarmente.

Il monte Fuji esprimeva anche longevità è l’artista voleva infatti vivere 110 anni ma arrivò a 89 anni. Anche questo fu un grande traguardo in quanto tutti morivano a 50 anni circa. La Grande onda di Kanagawa e le altre vedute permisero a Hokusai di sperimentare nuove tecniche ma non di diventare ricco. Buona parte dei suoi ricavi furono usati per ripagare i debiti di gioco dei nipoti. Infatti, l’artista morì povero.

La Grande onda di Kanagawa fu ispirazione per diversi artisti come Van Gogh che prese proprio spunto da questa opera per “La notte stellata”.