Quando sono state introdotte le armi da fuoco in Giappone?
Ci viene in aiuto il nostro caro Fernao Mendes Pinto, uno dei primi portoghesi ed occidentali, ad essere arrivato in Giappone.
La fonte principale come sempre sarà il suo libro “Peregrinazione” in cui oltre ad altri viaggi ci narra anche della sua esperienza nel paese del Sol Levante. Infatti, nel capitolo CXXXIV, Fernão Mendes Pinto racconta l’episodio che occasionò l’introduzione della espingarda in Giappone.
Diogo Zeimoto e il suo regalo
Fernão Mendes Pinto e altri due portoghesi: Diogo Zeimoto e Cristóvão Boralho, arrivati a Tanixuma, dovendo aspettare il padrone della nave che era impegnato nel commercio delle merci trasportate, non avendo come occupare il tempo lo trascorsero pescando, cacciando e vedendo templi.
Uno di loro, Diogo Zeimoto, ogni tanto tirava fuori la sua espingarda. Cosa che attirò l’attenzione degli abitanti del luogo che raccontarono l’accaduto al signore locale che fece chiamare Zeimoto per vedere con i suoi occhi quanto gli avevano descritto.
“Noi tre portoghesi, non avendo affari che ci tenessero occupati, passavamo il tempo a pescare, cacciare, e a ammirare i templi delle divinità, tutti molto maestosi e ricchi […]. Durante uno di questi ozii uno di noi tre, Diogo Zeimoto, si dava talvolta al passatempo di sparare con un suo archibugio, ed era così bravo a tirare che un giorno, in una palude dove c’era una grande quantità di uccelli di ogni tipo, riuscì a abbattere con la sua arma ben ventisei anatre selvatiche”.
Zeimoto non ebbe problemi ad andare dal nautoquim . Fu così premiato dal signore dell’isola per questo prodigio che aveva mostrato, l’espingarda. Premio che fu dato non solo lui, ma anche gli altri due portoghesi (tra cui Fernão Mendes Pinto). A seguito di questo i tre beneficiarono dei privilegi concessi dal nautoquim, il quale ordinò ai suoi sudditi di trattare Zeimoto e i suoi compagni come fossero parenti “e chi non ubbidirà di buon grado sarà punito col taglio della testa”.
Successivamente, Diogo Zeimoto, tornato da una battuta di caccia e, furbescamente, portando una ricca selvaggina per evidenziare l’utilità dell’espingarda, regalò il fucile al nautoquim.
È interessante notare quanto dice successivamente Fernão Mendes Pinto:
“Il signore l’accetto come cosa di gran valore, affermando di considerarlo più prezioso dell’intero tesoro della Cina, e fece dare a Zeimoto mille taeis di argento, pregandolo poi d’insegnargli a preparare la polvere, perché senza di questa l’archibugio non era che un pezzo di ferro inutilizzabile”.
È ovvio che l’intenzione di Zeimoto non era fare un dono, ma da buon mercante, ottenere il massimo profitto per un oggetto che faceva gola al signore locale.
La diffusione delle prime armi da fuoco
La narrazione continua dicendo che:
“Col tempo la passione per gli archibugi crebbe a tal punto che quando noi lasciamo quelle terre cinque mesi e mezzo più tardi nel paese se ne contavano più di seicento. In seguito, quando per l’ultima volta fui inviato in quei luoghi […] ossia nel 1556, i giapponesi mi dissero che a Fucheu, capitale del regno, c’erano più di trentamila armi di quel tipo. E poiché io me ne meravigliavo, non sembrandomi possibile una tale moltiplicazione, alcuni mercanti uomini dabbene e degni della massima stima mi dissero, confermandomelo con molte parole, che in tutto il Giappone si contavano ormai più di trecentomila archibugi. […] Così dopo che Zeimoto ebbe offerto quell’unica arma al nautoquim con le più amichevoli intenzioni, per sdebitarsi in parte dei sui favori, tutto il territorio si ricoprì di archibugi […] Da ciò si può capire quanto questa gente sia naturalmente portata all’esercizio delle armi da cui trae un diletto maggiore che tutti gli altri popoli sinora conosciuti”.
L’iperbole voluta sul numero degli archibugi: dal primo donato a seicento, da seicento a trentamila ed infine a trecentomila, evidenzia quanto letto sopra, cioè l’aspetto fortemente militarizzato e belligerante del Giappone dell’epoca. È evidente che le armi da fuoco in Giappone erano davvero tante soprattutto per questo.
Il dato potrebbe essere confermato dalla battaglia storica del giugno del 1575, la battaglia di Nagashino, che vide scontrarsi le truppe di Oda Nobunaga e Tokugawa Ieyasu contro Takeda Katsuyori (siamo ancora all’interno delle lotte per ottenere la supremazia e l’unificazione del paese, lotte che si concluderanno verso il 1600 con la vittoria di Tokugawa), in cui vennero usate per la prima volta delle armi da fuoco: Nobunaga riuscì a raccogliere attorno a sé 20.000 moschettieri, annientando così la cavalleria di Katsuyori.
L’introduzione delle armi da fuoco in Giappone ha cambiato non solo il modo di combattere ma forse la sua stessa storia.