Fare un viaggio in Giappone significa anche capire ed entrare nella cultura giapponese. Uno degli aspetti unici di questa cultura è la religione shintoista. Il santuario shintoista, jinja (神社) è proprio il luogo di culto dove vengono venerati i kami.
Pertanto, nella vostra visita nel paese del Sol levante vedrete sicuramente diversi santuari shintoisti e in quest’articolo cercheremo di spiegare le loro caratteristiche e i vari spazi.
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Brevi accenni storici sul santuario shintoista
La necessità di avere i santuari scintoisti nasce dalla diffusione della religione scintoista. Col suo affermarsi nella società giapponese la gente aveva sempre più bisogno di luoghi dove poter venerare i kami. Pertanto, si costituirono i santuari scintoisti.
L’architettura attuale risale all’epoca medievale dove i santuari erano delimitati da un recinto e porte sacre chiamate “torii”. Oltre a questo, vi si trovano le altre sale e parti del santuario.
Va comunque tenuto presente che la struttura dei santuari ha risentito delle strutture buddiste molte volte di architettura cinese. Alle volte questi venivano integrati in uno stesso complesso architettonico con i templi buddisti, esempio eclatante è il Sensoji e il santuario di Asakusa.
I primi santuari furono voluti da potenti famiglie aristocratiche come il clan Fujiwara. In particolare, quelli costruiti a Kyoto e Nara hanno tetti curvi, recinzioni e alle volte i torii furono sostituiti da cancelli a otto o quattro pali, tipiche entrate dei templi buddisti. Anche il rosso adottato da questi ultimi è di influenza cinese. Naturalmente il materiale utilizzato era il legno che spesso era soggetto a incendi e che oggi è stato sostituito dal cemento.
I torii: l’ingresso al santuario
Per entrare in un santuario si passa sotto un torii. Questa specie di porta delimita proprio l’entrata nel luogo sacro. Essi sono fatti di legno e non hanno la forma di una vera porta e di solito sono dipinti di rosso e nero. Molti di essi sono davvero alti.
Probabilmente devono la loro origine agli antichi ingressi dei santuari. In passato ad esso vi erano collegate le recinzioni che poi furono tolte.
Quando li attraversate prestate attenzione a non attraversali nel mezzo ma al lato in quanto nel mezzo passano le varie divinità.
Superati il torii di solito vi è dello spazio verde che aiuta il fedele ad entrare in contatto coi kami e a staccare da quanto vi si trova oltre.
Se andrete al Fushimi Inari di Kyoto sicuramente ne vedrete davvero tanti in successione.
Mappa del santuario shintoista
Oltre al santuario vero e proprio col tempo sono stati aggiunti questi spazi utilizzati soprattutto per i diversi rituali:
- Santuario (honden o shinden)
Naturalmente è la parte centrale del santuario ed è lo spazio che ospita i kami. Non sempre è accessibile al pubblico. Alle volte sono i soli sacerdoti che celebrano i riti a potervi entrare. Nel centro dell’honden si trova un oggetto che contiene lo spirito del kami (specchi, spade…) e che viene chiamato shintai. Questo spazio è delimitato da una recinzione chiamata tamagaki che è inaccessibile.
- Sala delle offerte (heiden)
In questo luogo del santuario scintoista vengono donate le offerte per i kami del santuario. Abitualmente queste sono del cibo che viene appeso, posto su un tavolo, sepolto nella terra, sparso sul terreno o messo nell’acqua. A seconda dei tipi di kami le porte di questa sala possono essere chiuse o aperte.
- Sala di culto (haiden)
Di solito le preghiere e il cibo sono offerti davanti all’honden. Altre volte, specie per i kami dei fenomeni naturali, le preghiere sono offerte davanti al cancello esterno.
- Luogo di purificazione (chozuya o temizuya):
Per la purificazione sia nel buddismo che nello scintoismo vengono usati il fuoco, il sale e l’acqua. In questo caso viene usata l’acqua. In esso si lavano le mani e ci si sciacqua la bocca prima di entrare nel santuario. Questo rito si ispira al mito del dio Izanagi no Mikoto che dopo aver visto la sua consorte, Izanami no Mikoto, decomposta nell’aldilà si purifica i due occhi. Dal sinistro nascerà la divinità solare Amaterasu Omikami, dall’occhio destro la divinità lunare Tsukuyomi no Mikoto, dal naso la divinità della tempesta Susanoo no Mikoto.
- Toro
È una lanterna tradizionale fatta in legno, metallo o pietra. Sono state prese dalla Cina e venivano usate per illuminare i sentieri. In precedenza erano usate solo nei templi buddisti.
- Sando
È la strada che conduce al santuario scintoista o a un tempio buddista. Lo si intraprende entrando da un torii.
- Sessha e massha
Sono due santuari piccoli o in miniatura che di solito vengono dedicati a kami secondari.
- Komainu
Le famose statue guardiane cinesi a forma di leone. Proteggono da influenze malvage e dannose.
Altri luoghi del santuario scintoista
Il santuario shintoista presenta tanti parti. Ecco un rapido elenco di cos’altro vi troverete:
- luogo di esorcismo (haraijo)
- porta d’ingresso a due piani (romon)
- deposito di immagini votive (emaden)
- piattaforma di danza Kagura (kaguraden): dove con musica e danze vengono venerati i kami. In passato era un semplice palco ma poi col tempo è diventato parte del santuario.
- deposito del tesoro (homotsuden)
- recinto del santuario più interno (mizugaki)
- sala di preghiera (noritoya)
- ostello dell’astinenza (sanrojo)
- ufficio del santuario (shamusho)
- sala culinaria (shinsenjo): è il luogo dove viene preparato il cibo per gli dei in un santuario shintoista.
Ultime parti da vedere in un santuario scintoista
Sempre nella vostra visita ai santuari shintoisti sicuramente troverete ben in vista questi tre settori:
- Ema: la parte dove si trovano queste tavole di legno dove vengono scritti i propri desideri.
- Omikuji: i biglietti di carta dove viene predette la fortuna. Si trovano sia nei santuari che nei templi. Hanno diversi livelli di fortuna, dalla grande sfortuna alla grande fortuna, e riguardano vari ambiti: dall’amore al lavoro.
- Shimenawa: è una corda a cui vengono legate delle strisce di carta bianca a zig zag (shide). Anche queste delimitano lo spazio in cui inizia il sacro. Anche i lottatori di sumo di più alto rango le usano durante le cerimonie.
- Gli omamori: gli omamori sono dei talismani che hanno la capacità di allontanare il male e di attrare il bene. Fungono anche da amuleti in quanti si possono portare con sé. In giapponese si scrivono “御守”, con l’“御” che indica qualcosa di onorifico e la parola “守り” che significa “protezione”.