Katsushika Hokusai (葛飾北斎) è il pittore di ukiyo-e più famoso del Giappone. È stato un artista completo che ha dipinto non solo le cose di questo mondo ma anche quelle dell’altro mondo. Tra le sue opere più famose ricordiamo anche i cento yokai di Hokusai.
L’opera d’arte giapponese più conosciuta nel mondo è di Hokusai ed è la “Grande onda di Kanagawa“. Nello stesso periodo in cui creava questa stampa, Hokusai stava anche evocando strani e spaventosi fantasmi presi dal folklore giapponese e immaginava come poterli disegnare e rendere concreti.
Infatti l’artista, in quel periodo, stava immaginando come presentare dalla storia di Oiwa, una lanterna posseduta che perseguita il marito traditore, a quella di Kohada Koheiji, un cadavere vendicativo che sbircia oltre la tenda del letto dei due amanti suoi assassini.
Da dove vengono questi mostri? E perché Hokusai era così fissato con le storie di fantasmi?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo addentrarci nell’arte macabra del Giappone soprannaturale e del suo rapporto con Katsushika Hokusai.
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L’arte di hokusai
L’origine dei cento yokai di Hokusai inizia nel periodo Edo, tra gli anni 1603 e 1867. Un’epoca in cui i governanti del paese avevano bloccato i contatti con il mondo esterno. In questo contesto, con un’influenza straniera così limitata, l’arte all’interno dei confini del Giappone fiorì. In particolare divenne famoso lo stile di stampa chiamato ukiyo-e. Queste erano immagini che venivano intagliate su un pezzo di legno che veniva ricoperto di inchiostro e pressato su della carta.
Questo metodo di stampa ha prodotto alcune delle opere d’arte giapponesi più sorprendenti.
Probabilmente si pensa che il maestro dell’ukiyo-e, Katsushika Hokusai, abbia creato in questo periodo circa 30.000 pezzi d’arte unici.
Questi includevano anche dei manga, o meglio, una collezione in 15 volumi di schizzi su ogni argomento immaginabile. Letteralmente in questi manga Hokusai ha trattato davvero di tutto: persone, mitologia, piante, animali, architettura e persino tecniche di autodifesa.
All’età di settant’anni, Hokusai era ormai conosciuto in tutto il Giappone ma doveva ancora creare la sua opera più famosa, le sue “Trentasei vedute del Monte Fuji” (Fugaku Sanjurokkei 富嶽三十六景). Tra di queste si trovava la “Grande onda di Kanagawa” dove Hokusai ritrae un’onda anomala che cresce pronta a precipitare sulle barche sottostanti.
Questa temibile e drammatica opera fu una delle più popolari tant’è che durante la sua vita, sono stati stampati e venduti circa 5000 pezzi, ma solo una manciata di pezzi originali sono sopravvissuti.
L’interesse di Hokusai per gli yokai
Con l’avanzare dell’età, Hokusai divenne sempre più interessato al soprannaturale e passò molto del suo tempo a fare stampe con fantasmi spaventosi del folklore o, come vengono chiamati in Giappone, degli yokai.
Cosa sono gli yokai? Rispondiamo velocemente…
Gli yokai (妖怪) sono esseri strani e misteriosi. Tecnicamente non c’è una parola in italiano che racchiuda accuratamente il significato di yokai ma secondo il folklore giapponese il termine si riferisce a cose o esseri sia cattivi che buoni. Infatti, essi si manifestano in tutte le forme e dimensioni: da oggetti domestici a demoni feroci.
Ora, intorno al periodo in cui Hokusai era attivo, l’interesse per questi yokai soprannaturali era esploso.
Infatti, raccontarsi storie di fantasmi era uno dei passatempi preferiti. In particolare questo avveniva nel gioco di Hyaku monogatari, dove i partecipanti si sedevano in una stanza a lume di candela e raccontavano a turno storie spaventose. Dopo averne condivisa una, si spegneva una candela finché non rimaneva più luce. Lo spegnimento dell’ultima luce e quindi il buio totale avrebbe portato alla comparsa di uno yokai.
L’incarico delle rappresentazioni dei cento yokai di Hokusai
Come aiuto per raccontare le storie dello hyaku monogatari, gli artisti di ukiyo-e venivano incaricati di creare delle illustrazioni. Tra questi fu incluso anche Hokusai che fece una serie di stampe chiamate “Cento storie di fantasmi”.
Sullo sfondo di questo boom di storie di fantasmi, l’editore del periodo Edo Tsuruya Kiemon commissionò a Hokusai una serie di ukiyo-e basati sul tema delle “Cento storie“. All’epoca, Hokusai era all’apice della sua carriera, avendo prodotto “Fugaku Sanjurokkei” (Trentasei vedute del Monte Fuji).
Hokusai usò il suo unico stile per creare immagini spaventose di personaggi di storie di fantasmi come “Oiwa” e “Sarayashiki“, che sono ancora familiari a noi oggi.
Le cinque illustrazioni degli yokai di Hokusai
Delle cento rappresentazioni commissionate ad oggi, solo cinque illustrazioni sono state identificate. Il numero di esemplari sopravvissuti è estremamente ridotto, e si pensa che non siano stati ampiamente diffusi a causa del loro soggetto, ma la loro rarità le ha fatte diventare molto pregiate. Come prova di ciò, delle ristampe furono prodotte anche nel periodo Meiji.
L’illustrazione di Oiwa
Delle cinque immagini una riguarda la storia di Oiwa che è una delle storie di fantasmi più popolari del Giappone.
Oiwa viveva nella città di Edo con suo marito Iemon. Iemon era un samurai, o meglio un ronin in quanto non aveva più un padrone.
Iemon aveva poco di nobile anche in campo morale in quanto aveva segretamente una relazione con la loro vicina. In una versione della storia Iemon uccise anche il padre di Oiwa.
Un giorno, Oiwa si ammalò gravemente. Ogni giorno peggiorava sempre di più. Iemon, vedendo l’opportunità di liberarsi finalmente della sua malaticcia moglie, diede a Oiwa un unguento.
Credendo che fosse una medicina, Oiwa usò la sostanza che la sfigurò pesantemente. Ben presto ci furono altri orribili cambiamenti: le caddero i capelli e questo porto Oiwa a diventare pazza.
In preda alla sua malattia, cadde sulla spada di suo marito è mori dissanguata.
Il suo spirito passò in una lanterna vicina e fu condannata a vagare sulla terra come uno spettro in cerca di vendetta. Giorno e notte avrebbe perseguitato Iemon per il suo tradimento, cosa che fece così bene sino a portarlo alla follia.
Questa storia super deprimente è catturata in una sola immagine, e guardando da vicino contiene alcuni suggerimenti per aiutare il narratore. Oltre al nome di Oiwa nell’immagine da evidenziare c’è il simbolo sulla sua fronte che è il marchio del dio buddista Yama, il malvagio signore della morte e degli inferi.
L’illustrazione di Okiku
Okiku della casa Sarayashiki era una serva di una famiglia di samurai che era stata picchiata dal suo padrone per aver perso uno dei dieci di piatti di famiglia che erano molto preziosi.
Dal vecchio pozzo in cui fu gettato il suo cadavere, si sentiva di notte una voce che contava i piatti e si lamentava: “Uno, due…” e che lanciava un urlo disperato dopo il numero “nove” in quanto non trovava il decimo che l’aveva portata alla sua morte e a finire nel pozzo.
Con Sarayashiki, Hokusai raffigura il fantasma di Okiku che emerge da un vecchio pozzo sotto forma di quello che sembra essere un rokurokubi (ろくろ首). Il lungo collo è rappresentato da una serie di piatti, ognuno dei quali è coperto in parte dai lunghi capelli di Okiku.
L’espressione un po’ distaccata e le sottili fiamme sospiranti che escono dalla sua bocca danno un senso di umorismo macabro, rendendo questa un’opera molto strana.
L’illustrazione di Kohada Koheji
Altra illustrazione delle cinque degli yokai di Hokusai è quella di Kohada Koheiji, un ex attore di kabuki che era stato assassinato e poi gettato in una palude. Gli assassini furono la moglie e il suo amante.
In questa illustrazione, sta scostando la zanzariera avendo appena trovato i suoi assassini a letto insieme.
Kohada continuò ad ossessionare i due amanti sino a farli impazzire e portarli ad ammazzarsi di morte violenta.
L’illustrazione dell’hannya sorridente
Questa illustrazione dei cento yokai di Hokusai mostra un hannya divertita e con un sorriso macabro. L’hannya (般若) è uno yokai cornuto di una donna che è stata corrosa in vita dalla gelosia.
In particolare in questo ukiyo-e di Hokusai rappresenta l’unione di due mostri: l’hannya e una yamanba (山姥) che è uno yokai che vive sulle montagne e che rapisce i bambini per mangiarli. Nell’immagine Hokusai il mostro tiene proprio nella mano la testa di un bambino e di una donna.
L’illustrazione dello shunen
Hokusai qui ci presenta un serpente che si avvolge su una tavoletta commemorativa buddista chiamata “ikai” (位牌) che di solito vene collocata sull’altare della casa del defunto.
Il serpente è in Giappone simbolo dell’ossessione e di gelosia e le persone che ne sono soggette possono reincarnarsi in questo rettile.
Con dell’umorismo forse un po’ macabro Hokusai in questa illustrazione dei cento yokai mostra la sua tavoletta funebre.
Questa immagine prende il nome di “shunen” (執念) che in giapponese significa “ossessione“.