Un tipo di pittura emerso negli anni successivi alla guerra civile di Genpei (1180−1185)è chiamato Rokudo-e (六道絵). Queste sono immagini macabre e grottesche dei sei tipi di esistenza in cui gli esseri umani potrebbero rinascere se non fossero in grado di raggiungere la salvezza.
In un certo senso esse rappresentano quello che per i cristiani è l’inferno.
Storia dei rokudo-e
Mentre l’aristocrazia durante il periodo Heian (794-1185) si riteneva discendente degli abitanti del paradiso di Amida, nel clima per nulla ottimista del periodo medievale, questi rotoli ricordavano alle persone le sofferenze che avrebbero potuto attenderle.
Lo scopo di questi rotoli era quello di fare da monito alle persone e di fare tutto il possibile per evitarli. Da questa paura e pessimismo doveva nascere il desiderio di affidarsi al potere salvifico di Amida.
Ma la rinascita nel Paradiso Occidentale comincia a vacillare. Quindi, si diffonde la paura di non farcela, che non siano sufficienti i propri sforzi per salvarsi.
Di fatto, l’uomo si ritrova, anziché nella Terra Pura, a rinascere in uno dei Sentieri o Sei tipi di Esistenza, ovvero “rokudo”.
Da questa influenza, vengono realizzati a proposito dei dipinti, in particolare i rokudo-e.
Esempio di rokudo-e
I rotoli di Shoju Raigoji
Una delle illustrazioni più note dei rokudo-e è una serie di quindici pergamene di proprietà di Shōju Raigōji (聖衆来迎寺). Sono difficili da vedere nella foto del dipinto originale, quindi nell’immagine sopra troverete una copia del 19° secolo.
In queste pergamene i rettangoli nella parte superiore di ogni dipinto contengono estratti che spiegano le scene raffigurate. In questi rokudo-e, i corpi in decomposizione, sono particolarmente grafici.
Questa rappresentazione mostra una donna appena morta stesa su una stuoia di paglia. Indossa ancora il suo indumento bianco ed i suoi capelli sono spettinati. A sinistra dell’immagine, sotto un albero in fiore, viene mostrata di nuovo, ma questa volta l’indumento è caduto e sotto uno strato di nebbia, riparato sotto un acero in foglia d’autunno. Il rotolo mostra, infine, lo stesso corpo femminile è mostrato due ulteriori stati di decomposizione. Infine in basso si possono vedere altri tre cadaveri femminili: uno di un corpo fresco beccato da merli e mangiato da vari altri animali selvatici, e altri due che ormai sono scheletri.
La pergamena mette insieme due stili: il yamato-e per la parte del paesaggio e quello cinese del kara-e per tutto il resto.
I rotoli dell’inferno
Questi dipinti che rientrano sempre nei rokudo-e sono stati realizzati anche in rotoli che possono essere aperti con facilità e tenuti in a mano, questo per agevolarne la visione.
Il Jigoku zōshi, o meglio i rotoli dell’inferno, del Museo Nazionale di Nara raffigurano sette dei sedici inferni minori e descrivono in quale tipo di inferno finiranno i singoli peccatori. Ad ogni tipo di peccato corrisponde infatti un tipo di inferno.
I sette inferni raffigurati sono l’inferno degli escrementi:
- l’inferno degli escrementi, sfifunsho (屎糞所)
- l’inferno delle misure, kaanryousho (函量所)
- l’inferno del mortaio di ferro, tetsugaisho (鉄磑所)
- l’inferno del gallo fiammeggiante, dorijigoku (鶏地獄)
- l’inferno della nuvola di sabbia nera, kounsha (黒雲沙)
- l’inferno del pus e del sangue, nouketsusho (膿血所)
- l’inferno delle volpi e dei lupi, koroujigoku rouyakannairi (狐狼地獄 狼野干泥梨)
Questo rotolo riprende sette scene infernali che sono state prese da sedici torture negli otto inferni.
Le scene rappresentate in questi rokudo-e sono rappresentate da linee disegnate vivacemente. Nei colori non si può fare a me no di notare il contrasto del nero, che simboleggia l’oscurità dell’inferno, e il vermiglio, che simboleggia le fiamme della colpa. Il contrasto deve ottenere quello che è il fine del rokudo-e, essere da monito per le persone.